Ginosa:" Addio al fotografo Mazzone".

25/10/2019

Antonio Mazzone, il fotografo, uno dei primi fotografi di ginosa, non solo in senso biografico, se n’è andato nella mattinata il 25 ottobre. Per noi è una grande perdita, umana e professionale. Lo avevamo incontrato nell’ambito della scorsa edizione della Passio Christi, dove aveva presentato una sua personale antologica sulla manifestazione. Ecco quello che avevamo scritto. Ora abbracciando i suoi cari, lo accompagniamo nel silenzio, quello che si tributa ai Grandi.

Antonio Mazzone è uno di noi. È nato a Ginosa il 1° giugno 1935.
La passione per la fotografia, come tutte le cose importanti, che ti segnano la vita, è nata quasi per caso.
Poco più che ventenne, come molti dei nostri padri e nonni, era immigrato in Venezuela, trovando lavoro nell’edilizia in espansione ècome muratore. Un conoscente gli chiese di immortalare un momento in uno scatto.
Da allora non ha mai più smesso di fotografare il suo è il nostro mondo, che cambiava e si evolveva.
Tornato in Italia dal Venezuela, coltivò quella passione che doveva diventare un vero e proprio mestiere. Giró per le campagne documentando il passaggio dai muli al trattore, dal latifondo alla Riforma agraria, dai contadini che diventavano operai, dalle prime scuole serali, agli studenti universitari con i pantaloni a zampa di elefante. E poi i jeans.
Nel novembre del 1962, aprì
il suo primo studio fotografico a Ginosa.

Fotografo per passione, reporter, per una vocazione quasi inconscia, passeggiando e osservando la vita che scorre, con quel garbo innato che riflette la luce nell’attimo, si fa le ossa nei matrimoni, sempre con l’inseparabile Zeiss al collo; e pian piano diventa il fotografo di tutto ciò che conta in paese, dalla politica al costume, ai compleanni, alle feste religiose e profane, vivendo, quasi senza accorgersene, la storia che ti passa accanto.
A 84 anni ancora da compiere, è depositario di un archivio fotografico immenso, in cui ognuno di noi ritroverà un suo momento e un suo ricordo, che forse aveva dimenticato.
Adesso il testimone sta lentamente passando al figlio Renzo, che pur innovando i metodi e specializzandosi nel digitale, ha ereditato la sua stessa identica passione.
Questa personale, che si potrà ammirare al museo civico Santa Parasceve di Ginosa, a partire dalle 10:30 di sabato 20 aprile, per Antonio Mazzone, è quasi un testamento spirituale, in cui ripercorre, senza nostalgia, ma con lo spirito del tempo, la nascita e le prime rappresentazioni della Passio Christi in un percorso ideale che ci coinvolge tutti al primo sguardo, lasciandoci in una carezza di luce, ciò che eravamo e ciò che siamo stati, per dirci forse ciò che saremo e ciò che potremmo essere.

M.P