Il provolone questa volta Antonio Ricci l’ha dato a loro, condendolo con una forte dose di mistero e consegnandolo in pasto ai telespettatori di Canale 5 e non solo. Perché Fabio eMingo sono stati sospesi da «Striscia la notizia»? E perché è stata usata una formula - l’annuncio pubblico nel corso della trasmissione - che lascia presagire questioni serie, ma sembra il contrario della stessa filosofia di Striscia: la trasparenza? Il provvedimento sta facendo discutere più della crisi del Milan ed è ormai un affaire che si autoalimenta. I due per ora mantengono la consegna del silenzio. Voci amiche li descrivono distrutti. Da quando il Gabibbo - animato dal mimo Gero Caldarelli e doppiato da Lorenzo Beccati, che è anche coautore del programma - ha dato l’annuncio, in ogni caso è scoppiato un caso nazionale.
Andiamo con ordine. Giovedì scorso il pupazzo più famoso del piccolo schermo spezza a metà il programma lasciando di stucco anche Ficarra e Picone: «Cari telespettatori, abbiamo ricevuto una segnalazione che può mettere in discussione il rapporto di fiducia con la redazione pugliese di Fabio e Mingo. Da subito sono sospesi da inviati. Quando tutto sarà chiaro vi faremo sapere. Qui siamo a Striscia, mica a MasterChef». Poi nulla più.
Inizia il tritacarne mediatico, con il web che la fa da padrone e si divide tra difensori ad oltranza e dubbiosi. Soprattutto si azzardano le situazioni più improbabili. Giorno dopo giorno le voci si moltiplicano, le bufale si rincorrono. A Bari, la città di Mingo De Pasquale e Fabio De Nunzio (la spalla muta), nei bar, per strada, nei salotti non si parla d’altro. I due sono volti noti a livello nazionale, e notissimi nel capoluogo pugliese. Ma il segreto è custodito, per il momento, da Antonio Ricci e condiviso, forse, proprio con Lorenzo Beccati e, probabilmente, con l’ufficio legale di Rti. Per il resto, fatta eccezione per eventuali e immancabili «scoop sugli scoopisti», si va avanti a tentoni.
Due tesi tengono banco per qualche giorno, ma appaiono ora superate: la prima, la più «labile», parlerebbe di una trovata pubblicitaria - tipo guerilla marketing - per risollevare gli ascolti in un momento moscio. La seconda pista porterebbe al direttore della Asl di Pescara, Claudio D'Amario, che avrebbe presentato denuncia, con relativa richiesta di danni milionari, in seguito ad un servizio ritenuto non corretto. Ma nessuna delle due ipotesi reggerebbe all’«esecuzione mediatica» del duo, a maggiore ragione per un programma, qual è «Striscia», che facendo informazione d’attacco, mette in conto querele e richieste di risarcimenti. Quindi la «faccenda » potrebbe essere molto più pesante.
Altre «voci» sussurrano di collaborazioni esterne poco gradite. Nel pissipissibaobao è entrata, suo malgrado, anche la moglie di Mingo, che - secondo alcuni retroscenisti - avrebbe iniziato a firmare i servizi al posto di Fabio (ha una società che confeziona i servizi, ndr), creando dissapori tra i due e tra loro e i responsabili del programma. Non mancano poi le patacche belle e buone, che girano soprattutto sui social network, come quella che li vedrebbe «prossimi» a guai giudiziari per un giro di prostituzione o perché sorpresi con diversi chili di cocaina. Quest’ultima, una storiaccia attribuita erroneamente a Tgcom24, è poi smentita ufficialmente della stessa testata giornalistica.
Infine le ultimissime, ma - sottolineiamo - si tratta solo di ipotesi senza alcun riscontro oggettivo: una «vendetta» della concorrenza a colpi di carte imbarazzanti, giocata sulla «pelle» di Fabio e Mingo.
E ancora un’inchiesta che ha coinvolto i vertici di Adp (gli Aeroporti di Puglia). Infine, un servizio su un truffatore. In quest’ultimo caso, sarebbe tutto vero, tranne il truffatore che, sfuggito alla telecamera degli inviati di Striscia, sarebbe stato sostituito da un attore.
Da Cologno Monzese arrivano nel frattempo segnali non buoni: Fabio e Mingo sono stati visti in giro a Bari, segno inequivocabile che almeno per ora non è giunta alcuna convocazione. Non solo. Da un paio di giorni sulla home page del sito di Striscia è comparso un annuncio di ricerca di «nuovi inviati». Solo una coincidenza? Resta senza risposta la domanda iniziale: ma se Striscia deve la sua fortuna all’effetto Zorro, alla volontà di fare chiarezza e trasparenza sulle situazioni più opache, perché ha scelto l’effetto Stalin, le cui vittime non sapevano di cosa erano accusate?
Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno